Nonostante tutti i difetti che gli sono stati attribuiti, Commodo seppe condurre una politica militare efficace, senza dubbio in parte grazie alle personalità di cui si circondò: venne aumentato il numero delle legioni romane a 33, con la costituzione di ben tre unità, in vista delle. Poiché l'esercito era posizionato ovunque, i barbari non potevano penetrarvi. Gli uomini giovani e inesperti servivano tra gli hastati, gli uomini più anziani e con qualche esperienza militare erano impiegati come principes, mentre le truppe dei veterani, di età avanzata e con esperienza, rifornivano i triarii. L'esercito di campagna veniva reclutato tra gli juniores che erano costituiti dai maschi dai 18 ai 46 anni; esistevano poi i seniores (dai 47 ai 60 anni) che potevano essere chiamati per i servizi territoriali. [100], Durante il consolato del 104 a.C. introdusse, infine, la possibilità per ogni legione di distinguersi dalle altre, assumendo un simbolo proprio (il toro, il cinghiale, il leone, ecc. Oltre ai Visigoti, che alla fine ottennero, dopo molte altre battaglie contro l'Impero, la concessione dall'Imperatore Onorio di fondare un regno federato in Aquitania (418), altri popoli come Vandali, Alani, Svevi e Burgundi (che entrarono all'interno dei confini dell'Impero nel 406) ottennero, grazie alle sconfitte militari che inflissero a Roma, il permesso imperiale di stanziarsi all'interno dell'Impero. La flotta, da allora in poi, diminuì in grandezza, in parte perché un Mediterraneo pacificato sotto il dominio romano non richiedeva una grande sorveglianza navale, in parte perché i Romani, in questo periodo, scelsero di far affidamento su navi fornite dalle polis greche, la cui popolazione vantava una superiore esperienza marinara. La pressione fiscale, infatti, aumentò a dismisura e spesso le legioni romane non esitavano a procurarsi il necessario per mantenersi requisendo beni e depredando gli stessi cittadini che in teoria erano chiamate a proteggere.[172]. Mandata captate. Dall'inizio del VII secolo a.C., dominava sulla regione la civiltà etrusca dell'Età del ferro[31] Come molti altri popoli della regione, i Romani si scontrarono con gli Etruschi. Il vantaggio immediato fu che venne approvata una legge che dichiarava guerra a Veio e i nuovi tribuni con potestà militare vi condussero un esercito in massima parte formato da volontari. Tuttavia, la tendenza a utilizzare truppe alleate o mercenarie era aumentato a tal punto che queste finirono per rappresentare una quota notevole del totale delle forze. I guerrieri combattevano prevalentemente a piedi con lance, giavellotti, spade (con lame normalmente in bronzo, ed in rari casi in ferro, della lunghezza variabile tra i 33 ed i 56 cm[20]), pugnali (con lame di lunghezza compresa tra i 25 ed i 41 cm[21]) e asce, mentre solo i più ricchi potevano permettersi un'armatura composta da elmo e corazza, gli altri una piccola protezione rettangolare sul petto, davanti al cuore, delle dimensioni di circa 15 x 22 cm. Egli intanto, arruolava soldati, non come era nell'uso di quel periodo, per classi sociali, ma anzi accettando tutti i volontari, per la massima parte nullatenenti (capite censi).», In un processo noto come 'riforma mariana', il console romano Gaio Mario portò avanti un programma di riforme dell'esercito romano[65] Nel 107-104 a.C., tutti i cittadini potevano accedere all'arruolamento, indipendentemente dal benessere e dalla classe sociale. Una prima riforma fu fatta dal re Servio Tullio: la leva veniva fatta in base al censo. Il seguente sito web non è una testata giornalistica ma un sito amatoriale e pertanto non avrà un aggiornamento periodico. [67][68] L'arruolamento delle 4 legioni avveniva con l'estrazione a sorte delle tribù tra i 24 tribuni militari, e quella che era stata via via sorteggiata era chiamata dal singolo tribuno. (60) A quanto risulta, nessun provvedimento fu accolto con tanta gioia dalla plebe.», Ovvie le conseguenze: ringraziamenti dei plebei, polemiche dei tribuni che vedevano spuntate alcune delle loro armi, proteste di chi doveva pagare. [165], In accordo con queste considerazioni, Gallieno attorno agli anni 264-268, o forse poco prima,[166] costituì questa riserva strategica centrale (che sarà alla base della futura riforma dell'esercito di Diocleziano), formata prevalentemente da unità di cavalleria pesante dotate di armatura (i cosiddetti promoti, tra cui spiccavano gli equites Dalmatae, gli equites Mauri[167] et Osroeni), poiché queste percorrevano distanze maggiori in minor tempo della fanteria legionaria o ausiliaria. Quale conseguenza, il servizio militare prestato ai livelli più bassi (e non remunerati) divenne progressivamente di più lungo termine. [44] Si trattava di 2 compagini legionarie, una utilizzata per difendere la città e l'altra per compiere campagne militari esterne. Armamento e organizzazione, Vol. Il percorso evolutivo della struttura della milizia romana è schematizzabile in quattro distinte fasi: Vedi anche|Età regia di Roma|Storia delle campagne dell'esercito romano in età regia, Secondo quanto riferito da Livio e Dionigi di Alicarnasso, storiografi di Roma che scrissero in un'età molto più tarda, la più antica forma di esercito esisteva a Roma nell'VIII secolo a.C. A quell'epoca, la stessa Roma non era probabilmente nient'altro che uno stanziamento collinare fortificato, o poco più, con un esercito di entità relativamente modesta, il cui campo d'azione, limitato su piccola scala, consisteva "prevalentemente nell'esecuzione di incursioni e furti di bestiame con battaglie occasionali più simili a scaramucce". Lasciò anche che i soldati rammollissero, frequentando i teatri, ed abbandonandosi alla vita dissoluta.». Per necessità tattica, le legioni erano quasi sempre accompagnate da un numero eguale o superiore di truppe ausiliarie più leggere,[98] che erano reclutate fra i non cittadini dei territori sottomessi all'Impero. [178], «Infatti, per la previdenza di Diocleziano tutto l'impero era stato diviso [...] in città, fortezze e torri. Solitamente brandiva uno scudo ovale o rotondo dipinto con lo stemma della sua unità, lo spiculum (simile al pilum), il verutum (giavellotto) o la lancea. Con la riforma augustea dell’esercito romano, l’accesso alla carriera militare non era aperto a tutti, infatti era necessario rispondere a precisi requisiti fisici. Una nuova serie di riforme furono poi portate a termine una volta divenuto unico Augusto, subito dopo la sconfitta definitiva di Licinio nel 324. In generale nel periodo tardo imperiale la cavalleria era divenuta l'elemento di eccellenza dell'esercito soppiantando la fanteria. Probabilmente il comitatus dioclezianeo era costituito da due vexillationes (Promoti e Comites) e da tre legiones (Herculiani, Ioviani e Lanciarii), mentre la "riserva strategica mobile" di Gallieno era costituita unicamente da vexillationes. Non vos turbatis. All'interno dei massimi livelli di entrambe le branche, le trasformazioni strutturali occorsero sia in conseguenza di effettive riforme militari, sia per l'emergere di naturali evoluzioni strutturali. A queste vanno aggiunte le unità scelte dell'esercito, le quali erano unicamente di cavalleria, ovvero le scholae palatinae ("reparti di palazzo"): Armaturae, Gentiles e Scutari. Gibbon (Capitolo XVII) narra che molti giovani si tagliarono le dita della mano destra pur di non essere arruolati. © 2015-2020 Storia Romana e Bizantina – Tutti i diritti riservati. Il loro treno dei bagagli era dunque più voluminoso e proporzionato alla carica gerarchica. Vegezio, autore di un manuale di strategia militare redatto tra la fine del IV secolo e la prima metà del V secolo, si lamentò per l'imbarbarimento progressivo dell'esercito romano, il quale, cominciando a combattere alla maniera barbarica, perse il suo tradizionale vantaggio nella superiore disciplina e strategia militare; lo stesso Vegezio si lamentò per il fatto che l'imperatore Graziano avesse permesso ai suoi fanti, probabilmente di origini barbariche, di non indossare più elmo e armature, esponendoli maggiormente alle armi nemiche e portando come nefasta conseguenza a diverse sconfitte contro gli arcieri goti. ... un andamento discendente sotto i Regni romano-barbarici dei secc. Ognuno era comandato da un magister militum, anch'esso dipendente direttamente dall'Imperatore.[212]. a.C.). L'imperatore. Egli, difatti, trasformò la "riserva strategica mobile" introdotta da Gallieno in un vero e proprio "esercito mobile" detto comitatus[181] ("compagnia"), nettamente distinto dall'"esercito di confine" o limitaneo. Queste ultime erano dotate di uno sperone di ferro a prua e potevano avere un ponte levatoio uncinato (corvus) che permetteva di agganciare le navi nemiche e ricreare le stesse condizioni del combattimento a terra. Inizialmente, infatti, quello del soldato non era considerato un mestiere, e conseguentemente non era retribuito. Le invasioni barbariche e la fine dell'Impero Romano d'Occidente. Da questa premessa il console di quell'anno, Gaio Mario, decise di aprire le legioni a chiunque, che fosse o meno possidente,[92] come ci racconta Sallustio: «Mario si accorse che gli animi della plebe erano pieni di entusiasmo. Vietata ogni riproduzione senza autorizzazione. Le esigenze straordinarie poste dal nuovo nemico punico, in aggiunta a una penuria di mano d'opera militare, misero in evidenza la debolezza tattica della legione manipolare, almeno nel breve termine[83] Nel 217 a.C., Roma fu costretta a soprassedere al consolidato principio secondo cui i suoi soldati dovevano essere sia cittadini che possidenti, così che anche gli schiavi furono forzati al servizio in marina[65], Scipione l'Africano, inviato nel 209-208 a.C. in Spagna Tarraconense per affrontare le armate cartaginesi, reputò necessario cominciare ad apportate delle modifiche tattiche tali da permettergli una maggiore adattabilità in ogni situazione di battaglia. Sarebbe quindi più corretto dire che la struttura dell'esercito veniva leggermente affinata, piuttosto che radicalmente riformata. [183] Il posto dei pretoriani fu sostituito dalla nuova formazione delle schole palatine, le quali ebbero lunga vita poi a Bisanzio ormai legate alla persona dell'imperatore e destinate a seguirlo nei suoi spostamenti, e non più alla Capitale.[184]. I gradi più bassi della nuova gerarchia militare prevedevano, oltre ai soliti centurioni e tribuni, anche i cosiddetti duces,[185] i quali avevano il comando territoriale di specifici tratti di frontiera provinciale, a cui erano affidate truppe di limitanei. espansione territoriale di Roma, hanno avuto come diretta conseguenza, l’evoluzione dell’ordinamento militare dell’esercito romano. La falange arcaica lasciò il posto ad uno schieramento più flessibile, in uso nel Primo Periodo Repubblicano, composto da tre file: nella prima vi erano i soldati più giovani, gli hastati, armati di lancia (hasta) e giavellotto (pilum); a seguire iprincipes, più esperti e meglio equipaggiati; e infine i triarii, ovvero i veterani, che entravano in campo solo nelle fasi finali. [100][101] Ogni coorte era formata da tre manipoli oppure da sei centurie, composte a loro volta da un centurione, un optio, un signifer, un cornicen (che si alternava con un tubicen nello stesso manipolo, ma dell'altra centuria) e 60 legionari, per un totale di 64 armati a centuria, ovvero 384 a coorte. L'esercito romano subì notevoli incrementi nel corso della sua storia, almeno fino a quando Roma riuscì ad occupare l'intero bacino del Mediterraneo. La vera grande riforma militare di Diocleziano fu soprattutto di tipo politico. Oltre ad essi, vi erano 3 comitatus regionali, in Illyricum orientale, e nelle diocesi di Tracia e di Oriente, comprendenti per lo più truppe di rango comitatenses. Il primo esercito romano, all'epoca di Romolo, era costituito infatti da fanti che avevano imparato a combattere dagli etruschi. [180] In particolare, secondo lo storico Zosimo, questo nuovo assetto fu la causa del progressivo stanziamento delle popolazioni barbariche nei territori imperiali, nonché il degrado dei centri urbani in cui venivano acquartierate truppe eccessivamente numerose. In totale dunque l’esercito romano nel I-II secolo d.C., al netto di successivi nuovi reclutamenti e creazione di nuovi reparti, contava all’incirca 400-450.000 uomini, sparsi in un territorio che andava dalla Britannia (conquistata da Claudio e che contava in media ben 3 delle circa 30 legioni) alla Mesopotamia. Istituì un cursus honorum anche per coloro che aspiravano a ricoprire i più alti incarichi nella gerarchia dell'esercito (ordine senatorio ed equestre), con l'introduzione di generali professionisti, non più comandanti inesperti mandati allo sbaraglio nelle province di confine. La struttura orientale come presentata nella Notitia rimase in gran parte intatta fino al tempo di Giustiniano I (525-65).[213]. Resosi conto dell'impossibilità di proteggere contemporaneamente tutte le province dell'impero con una statica linea di uomini posizionati a ridosso della frontiera, Gallieno sviluppò una pratica che era iniziata verso la fine del II secolo sotto Settimio Severo (con il posizionamento di una legione, la legio II Parthica, a pochi chilometri da Roma), ovvero posizionando una riserva strategica di soldati ben addestrati pronti ad intervenire, dove serviva nel minor tempo possibile (contingenti di cavalleria a Mediolanum, Sirmio,[162] Poetovio[163] e Lychnidos[164]). [49] Qui di seguito una tabella riassuntiva: Anche dopo la caduta della monarchia, la componente principale dell'esercito romano rimase la legione, e solo ai cittadini romani era consentito arruolarsi, dovendo essi stessi provvedere personalmente al loro equipaggiamento, come nella tradizione degli opliti greci. Nell’età repubblicana le legioni erano quattro, due per ogni console, ma aumentarono gradualmente con l’aumentare dei conflitti fino alle guerre civili. Portò ordine nell'amministrazione finanziaria dello Stato romano, attribuendo un salario e una gratifica di congedo a tutti i soldati dell'esercito imperiale (sia ai legionari che agli ausiliari) con la creazione di un aerarium militare. Il termine ala impiegato nell'esercito romano ebbe almeno tre differenti significati tattici nel corso della storia romana. Secondo le narrazioni sopravvissute, furono tre i re di Roma durante l'occupazione etrusca: Tarquinio Prisco, Servio Tullio, e Tarquinio il Superbo. È proprio durante questo periodo che la flotta romana fu riformata, espandendola da piccolo strumento destinato primariamente al pattugliamento fluviale e costiero, fino a farla divenire una unità pienamente marittima. Diocleziano, infatti, perfezionò ciò che di buono era stato "riformato" sotto Gallieno e gli imperatori Illirici (da Aureliano a Marco Aurelio Probo, fino a Marco Aurelio Caro), i quali avevano adattato l'esercito alle esigenze della grande crisi del III secolo. Delle legioni sopravvissute alla guerra civile, 28 rimasero dopo Azio, e 25 dopo la disfatta di Teutoburgo, oltre ad un numero crescente di auxilia. Le classi censitarie erano sei, dalla più alla meno ricca: la prima forniva 18 centurie di cavalieri e 30 di fanti, la seconda e la terza 20 centurie di fanteria pesante ciascuna, la terza 20 di fanteria leggera, la quinta 30 di arcieri e frombolieri, mentre la sesta (proletarii, nullatenenti) forniva 5 centurie di supporto logistico (artigiani, falegnami, fabbri, marinai, trombettieri). Dopo un periodo di frenetica costruzione, la flotta crebbe enormemente di taglia fino a 400 navi, sul modello cartaginese. Spaul interpreta alcune unità aventi lo stesso nome e numero, seppure attestate in province differenti nello stesso periodo, come la medesima unità, in un atteggiamento estremamente cauto ed ipotizzando si spostino con una certa frequenza; al contrario Holder le considera unità totalmente differenti e quindi sommabili nel computo complessivo. [73] Le unità alleate di socii (ovvero le Alae, poiché erano poste alle "ali" dello schieramento) erano costituite, invece di un numero pari di fanti, ma superiori di tre volte nei cavalieri (900 per unità). Tra le unità di fanteria migliori, a partire dall'epoca di Diocleziano, vi furono le legiones palatinae degli Ioviani e degli Herculiani. Da un esercito composto da soli 3.300 armati ai tempi del primo re Romolo, raggiunse ai tempi dell'Impero romano la sua massima dimensione, superando le 500 000 unità. I coscritti dovevano soddisfare certe condizioni giuridiche e morali: I riconosciuti idonei prestavano giuramento e passavano quindi nei reparti d'istruzione. Il reclutamento era indetto solo in caso di guerra, coinvolgeva i cittadini che avevano tra i 17 e i 60 anni di età e, dalla guerra contro Veio (406 a.C.) veniva corrisposto un indennizzo in denaro (stipendium) a rimborso della mancata attività lavorativa agricola. [224] Poiché i pseudocomitatenses erano meno efficienti dei comitatenses, e non si hanno prove del fatto che le truppe di frontiera promosse furono sostituite, ciò implicava un degrado dell'esercito sia in qualità che in quantità. [213] Una possibile spiegazione per questa discrepanza è che tra il 395 e il 440 vi furono dei cambiamenti nell'organizzazione dell'esercito. [67] Sono esclusi dal servizio militare legionario coloro che avevano un censo inferiore alle 400 dracme (paragonabili a 4 000 assi secondo il Gabba[70]), anche se vengono impiegati nel servizio navale. [225] Secondo la Notitia, ben 10 dei 12 duces occidentali erano direttamente dipendenti al MVM e non al loro comes regionale;[217][226] tuttavia, questo non è in linea con la situazione in Oriente e probabilmente non riflette nemmeno la situazione né nel 395 né nel 425: un'organizzazione del genere sarebbe stata poco pratica, perché avrebbe impedito ogni efficace operazione congiunta tra comitatus e limitanei. Il testo analizza non solo (e in modo minuzioso) l'armamento dei soldati, ma tratta delle condizioni del … [99] Si trattava della prima forma di un esercito di professionisti dove era abolita la coscrizione per censo, mentre i soldati veterani, che dall'esercito traevano quotidiano sostentamento (vitto e alloggio, oltre all'equipaggiamento), ottennero una pensione sotto forma di assegnazioni di terre nelle colonie e, più tardi, anche della cittadinanza romana. Ma se l'Impero fosse riuscito a controllare l'immigrazione dei Barbari e a romanizzarli, sarebbe riuscito a sopravvivere. Struttura della legione imperiale dopo la, Voci su unità militari presenti su Wikipedia, Periodo della fondazione di Roma: assetto tribale (753-578 a.C.), I re etruschi e l'assetto su base censuaria (dal 578 a.C.), Primo esercito repubblicano (V secolo a.C.), Istituzione dello stipendio per i soldati (407 a.C. circa), Prima guerra sannitica e guerra latina (343-338 a.C.), Dalla prima alla seconda guerra punica (264-219 a.C.), Dalla seconda guerra punica a Mario (218-107 a.C.), Principali innovazioni e modifiche nel I e II secolo, Durante la dinastia giulio-claudia (14-68), Dimensione dell'esercito e ripensamento del "limes", Imbarbarimento e dissoluzione dell'esercito in Occidente, L'obiettivo era quello di aumentare il gettito dei tributi nelle casse dell'erario, al fine di tentare di far fronte ai crescenti costi degli stipendi dei militari, necessari per il mantenimento delle. [19], Ora sulla base dei recenti ritrovamenti archeologici si è potuto notare che il primo esercito romano, quello di epoca romulea, era costituito da fanti che avevano preso il modo di combattere e l'armamento dalla civiltà villanoviana della vicina Etruria. Ecco cosa racconta Tito Livio: «Additum deinde omnium maxime tempestivo principium in multitudinem munere, ut ante mentionem ullam plebis tribunorumque decerneret senatus, ut stipendium miles de publico acciperet, cum ante id tempus de suo quisque functus ei munere esse. Il numero delle legioni non solo fu aumentato, ma fu meglio distribuito: si cominciarono a utilizzare sempre più spesso loro vexillationes, riducendo il numero degli effettivi della "legione madre" a vantaggio di sue "parti" inviate in altri settori strategici, dai quali mai più avrebbero fatto ritorno al "campo base".

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